Il mio approccio

Filosofia

La prima domanda che i genitori fanno è:

“Dovrei lasciar piangere mio figlio da solo nella cameretta, per insegnargli

ad addormentarsi?”

- È anche la domanda che più spaventa –

Voglio subito rassicurarvi, la mia risposta è no. Il mio approccio si dissocia dalla filosofia “lascialo piangere e imparerà a dormire”. Avrete sentito la frase – ogni bambino è diverso – ed è proprio così, è la verità. Anche nel mondo del sonno ognuno è diverso e per questo motivo non può esistere un metodo univoco che funziona per tutti.

Ogni cambiamento sarà inserito dolcemente e gentilmente, specifico per la vostra famiglia e le vostre abitudini. Le basi scientifiche del sonno applicate e adeguate unicamente a voi. Non c’è niente di giusto o sbagliato, c’è quello che funziona per voi e quello che invece non è adatto.

Un’altra domanda che ricevo spesso è: “Dormirà tutta la notte da subito?”

Non credo in chi promette 12 ore di sonno immediatamente, non credo nelle bacchette magiche che garantiscono notti serene in 3 giorni.

Non credo in un metodo scritto come una regola matematica da applicare senza alcuna distinzione.

Il sonno infantile è un percorso di costanza, buone abitudini e orari, ma la vita è fatta anche di cadute ed eccezioni.

Per questo motivo è importante conoscere la fisiologia e la corretta igiene del sonno. È altrettanto rilevante aver presente gli amici e i nemici di un buon riposo. Gli schermi, ad esempio, sono il peggior nemico.

Grazie a queste accortezze, in caso di regressioni, malattie stagionali, vacanze o altre eccezioni in pochi giorni si può tornare a dormire serenamente.

Sempre accanto a voi

Vi accompagnerò e sosterrò passo dopo passo seguendo le vostre esigenze, abitudini familiari, capacità biologiche, stile educativo senza stravolgere i ritmi naturali del bambino.

Adatto ad ogni famiglia

In questa maniera ogni famiglia, in qualsiasi straordinario e magico modo essa si sia formata e sia composta, avrà la possibilità di insegnare al proprio bambino o alla propria bambina a dormire serenamente.

La mia formazione

Il mio approccio è gentile e positivo, responsivo ai bisogni dei vostri figli.

Specialmente i primi anni, durante il periodo non verbale, i bambini hanno bisogno di sapere che a un loro pianto il genitore risponde con supporto.

Questo aumenta e costruisce un attaccamento sicuro. Al contrario di quello che si crede - così, lo vizi -, un genitore che risponde al pianto del bambino aumenta la fiducia e la sua indipendenza.

Le emozioni forti

Non posso garantirvi che i vostri figli non protesteranno durante il nostro percorso, ma vi consiglierò sempre di accogliere il loro pianto sia fisicamente che verbalmente. Un bambino lasciato piangere, ignorato, da chi dovrebbe prendersi cura di lui può avere delle conseguenze sul suo stato emotivo. Un pianto non accolto può comunicare indifferenza da parte del genitore e una reazione che lo priva dalla certezza che l’adulto lo capisca ed empatizzi con lui, di conseguenza impedisce di formare un legame saldo e sicuro, minando un’importante sintonizzazione emotiva. Durante un cambiamento, che questo sia legato al sonno o allo svezzamento dal ciuccio o dalla poppata, a imparare ad andare in bici o a usare il vasino, il bambino potrà provare emozioni molto forti. Il pianto è il loro modo di comunicare con i genitori, ma un supporto positivo, fatto di amore, cura, dedizione, risposta e rassicurazione porterà risultati positivi e significativi, basati sulla fiducia. Il messaggio che vogliamo trasmettere al nostro bambino è: non c’è niente di male a provare emozioni intense. Bisogna aiutarlo a capirle e con il tempo come elaborarle e come gestirle in autonomia.

Di seguito trovate alcune risposte ad altre domande frequenti:

  • Se la mamma sta allattando può continuare serenamente, non mai è necessario interromperlo per migliorare i risvegli notturni;

  • Il sonno di vostro figlio o figlia può migliorare anche se condividete la stessa stanza. Sia l’American Academy of Pediatrics sia l’agenzia Australiana raccomandano di dormire nella stessa stanza per il primo anno di vita del bambino. Questo singolo intervento riduce il rischio di morte improvvisa del neonato del 50%.

    Il neonato deve dormire nella stanza dei genitori, ma su una superficie separata e apposita per il bambino.

    La condivisione del letto non è consigliata nel primo anno di vita, comunque non almeno per i primi sei mesi.

  • Lavoro con neonati dalla nascita ai 6 anni. Aiuto i genitori con lattanti sotto i 6 mesi a creare delle sane abitudini di sonno fin da subito.

  • Sopra i 6 mesi, ma non prima di avere comprovato le capacità e lo sviluppo del bambino, è possibile intraprende un percorso di sleep coaching mirato ad aiutare il vostro piccolo ad dormire bene e serenamente.

La fatica, gli errori, lo spaesamento sono normali e fanno parte del gioco, la privazione totale del sonno, la frustrazione e la rabbia, invece, no. Se hai bisogno di aiuto o vuoi ricevere qualche informazione, scrivimi o fissa una chiamata gratuita.

Copyright All Rights Reserved.© 2024